Tra l’11 e il 13 aprile, sono stato invitato a tenere una serie di incontri nelle scuole dell’Alto Friuli, a Gemona, Tolmezzo, Artegna e Venzone, terra di corazzieri e di belle figliole, di ottimi vini come il Picolit e il Refosco dal peduncolo rosso.
Con i ragazzi ho parlato dei mio lavoro, dei miei libri e dello straordinario paesaggio che avevamo intorno, disegnato dagli enormi ghiacciai che durante i massimi glaciali avanzavano nella valle del Tagliamento. Non ho potuto fare a meno di ricordare che il 6 maggio 2016, saranno 40 anni esatti dalla prima scossa sismica del terremoto che devastò i paesi dove ero ospite.
Ci furono 400 vittime nella sola Gemona. La scossa fu avvertita a centinaia di chilometri di distanza, persino a Milano, dove vivevo.
Nessuno aveva considerato la possibilità di un terremoto in questo territorio. Solo dopo il disastro si ricostruirono i precedenti storici e preistorici.
La Ricostruzione ha cancellato ogni traccia di quell’anno terribile. I campanili, le chiese e i castelli sono tornati al loro posto. I friulani son gente tosta, ma nei racconti di chi ha vissuto quei giorni si avverte ancora un taglio netto tra il prima e dopo.
Grazie per l’accoglienza e buon lavoro a tutti, ai ragazzi e agli insegnanti che hanno partecipato agli incontri e alla Rete Sbilf che li ha organizzati. E tenetevi care realtà come il Mulino Cocconi, ecomuseo delle acque e presidio Slow Food.
Alla prossima.