Quest’anno Plinio il Vecchio compie 2000 anni e si moltiplicano le iniziative che lo ricordano, soprattutto a Como, la sua città. Per molti è una scoperta, in realtà sono molti i divulgatori che sono debitori a Plinio il Vecchio. Io sono tra questi, cominciando da uno dei miei primi lavori di biologia, che aveva per titolo proprio La Storia Naturale, disegnata da Cinzia Ghigliano. Fu un lavoro affascinante, di minor impatto della Chimica a Fumetti, ma altrettanto impegnativo.
A Plinio ho dedicato questo intervento pubblicato da La Provincia. Buon Bimillenario Vecchio mio.
****
A Plinio il Vecchio, autore del primo best seller
scientifico della storia
Per Italo Calvino, Plinio è il “protomartire della scienza sperimentale”, in pratica è santo patrono di tutti i ricercatori. In effetti Plinio il Vecchio, ammiraglio della flotta romana, è morto intossicato dai gas del Vesuvio sotto una pioggia di cenere e lapilli. Mentre tutti cercano di scappare Plinio lascia Miseno con una quadriremi e sbarca a Stabia, al capo opposto del Golfo di Napoli, per vedere da vicino cosa sta accadendo. In realtà, come racconta suo nipote, Plinio aveva anche organizzato una vera e propria spedizione di soccorso per trarre in salvo la moglie di un amico e altri cittadini. Muore asfissiato, con un cuscino in testa per proteggersi dalla pioggia di pietre lanciate dal vulcano. Del suo corpo forse è arrivato fino a noi il cranio conservato al Museo dell’Arte Medica di Roma. La calotta cranica appartiene sicuramente a un personaggio d’alto lignaggio dell’età di Plinio, anche se la mascella è di un individuo più giovane. È un affascinante mistero dell’archeologia, per chi lo sta studiando.
Il nipote adottato
Plinio sarebbe tornato volentieri nella sua villa sul golfo, per inserire nella Naturalis historia il pirotecnico evento che lo ha visto testimone e vittima. Invece è grazie a Plinio il Giovane, nipote adottato come figlio, se conosciamo i particolari della sua morte e abbiamo un resoconto dell’eruzione. Privo di curiosità scientifiche e piuttosto spaventato, aveva declinato con una banale scusa l’invito a partecipare alla spedizione dello zio. Ma il Giovane se l’era vista brutta anche a Miseno. La terra aveva tremato come non mai, il mare si era ritirato annunciando uno tsunami, il giorno era diventato notte e la cenere aveva oscurato il cielo.
Plinio il Giovane era quasi diciottenne nel 79 dopo Cristo, quando Pompei ed Ercolano sono state cancellate dalla faccia della terra. Per capire il personaggio, a quattordici anni aveva già composto una tragedia in lingua greca. Amico di Tacito, diventerà avvocato, magistrato e prolifico scrittore. Di lui ci è pervenuta una incredibile quantità di scritti, epistole e panegirici. Più volte vedovo erediterà fortune colossali. E sarà generoso: alla città di Como donerà le terme.
Ammiraglio enciclopedico
Di Plinio il Vecchio ci è pervenuta solo la monumentale Naturalis historia, copiata a mano e manipolata innumerevoli volte fino all’invenzione della stampa, quando diventerà uno dei primi best seller della storia, dopo la Bibbia. Le opere minori, come quella sull’arte del lancio del giavellotto a cavallo o la Storia delle Guerre Germaniche si sono perse nel buio dell’alto medioevo. La Naturalis historia è sopravvissuta grazie alla pazienza di monaci amanuensi curiosi e un po’ sovversivi, perché è tutt’altro che un libro di chiesa. È uno stupefacente compendio delle conoscenze degli Antichi. Plinio si considerava più un “raccoglitore di fatti” che uno scrittore. Nella Historia, di “fatti” ne ha inseriti circa 20.000 libri tratti da duemila libri e da centinaia di autori selezionati. Il suo metodo di lavoro era semplice: leggere (o farsi leggere da uno schiavo lettore) e prendere appunti. Che poi inseriva in uno dei 37 volumi dell’Historia, dall’Astronomia al Giardinaggio. Tutto questo facendo altro: era stato ufficiale di cavalleria in Germania, in Gallia ed in Spagna, collaboratore dell’imperatore Vespasiano, fino a diventare responsabile della flotta del Mediterraneo Occidentale per l’imperatore Tito.
Scienza e fantascienza
Nonostante di cose ne abbia viste tante Plinio ha aggiunto pochi “fatti” verificati di persona. Come quando racconta di aver visto un centauro conservato nel miele portato dall’Egitto per l’imperatore Claudio. Nella stragrande maggioranza dei casi cita la fonte e scarica tutta responsabilità sugli autori, soprattutto quando parla di animali fantastici e leggendari come i lupi mannari, il mitico basilisco, le manticore e così via. Per gli amanuensi che copiavano e illustravano il testo era una festa disegnare liberamente le creature descritte. Così poteva accadere che il rinoceronte: un “quadrupede con un sol corno sul naso” portato a Roma, diventasse col tempo un mitico unicorno.
Le curiosità, vere o false, che vanno dal prezzo di uno schiavo esperto di grammatica alla notte di sei mesi nelle regioni artiche, non sono però il maggiore motivo della popolarità della Naturalis historia e della sua sopravvivenza nei secoli successivi. E neppure che sia un “inventario di curiosità del mondo”. Era usata come opera di consultazione. Nei monasteri era consultata per stabilire il calendario liturgico cristiano. La parte agricola e le notizie sull’uso medicinale delle piante e degli animali erano considerate utilissime (in mancanza di meglio) dai monaci benedettini di tutta Europa.
Vade retro medici
Alcuni dei rimedi elencati fanno sorridere per la “ragione” delle loro proprietà. I semi di girasole hanno forma di coda di scorpione “quindi” sono efficaci contro le punture velenose di insetti e serpenti. Gli afrodisiaci vanno scelti tra le piante che hanno forme che ricordano gli organi genitali. Il litospermo produce sulle foglie degli ingrossamenti duri come pietre, “quindi” è ottimo per curare i calcoli. Ma gran parte delle piante elencate nella Naturalis historia hanno proprietà riconosciute anche oggi. Dragoncello, calendula e arnica sono più attuali che mai. E il cavolo, raccomandato da Catone, ha le stesse benefiche proprietà del tempo di Plinio.
In realtà anche se ha riportato improbabili ricette ed eventi dir poco miracolosi Plinio, da bravo divulgatore, condannava la magia, i maghi e i ciarlatani. Tra questi comprendeva anche i medici che esercitavano a Roma. Secondo Plinio i Romani “ne avevano fatto a meno per seicento anni ed erano stati senz’altro meglio”. Il buon Galeno sarebbe arrivato più di un secolo dopo.
Il Dio di Plinio
Sono molte le ragioni che rendono tuttora affascinante la Naturalis historia. Non ultima è l’etica che sottende. Anche se il Cristianesimo cresce sotto i suoi occhi, misteriosamente non lo nomina mai. Ma il divulgatore Plinio fa notare la vacuità della proliferazione degli dei romani e si schiera per una sola divinità. È una bella divinità: “Dio significa per un mortale aiutare un mortale, è questa la via per la gloria eterna”. Fa piacere pensare che questa frase della Storia Naturale sia tutta farina del suo sacco.
Articoli correlati:
Plinio e gli ultimi giorni di Pompei
Storia della Chimica e altri e-books