In occasione del 61° BolognaChildrenBookFair 8-11 aprile 2024
Anche quando si scrive per i ragazzi occorre che i ragazzi non siano gli unici lettori”. Così Jules Verne scriveva nel 1870 al suo editore Hetzel. Credo che farsi leggere (e apprezzare) anche dagli adulti sia una necessità di tutti gli autori che scrivono per i più giovani. Aggiungo che non è solo una necessità, è un pregio. Se un libro non piace anche agli adulti, non è un buon libro per ragazzi. E buoni erano la maggior parte dei libri di Jules Verne, che hanno superato il secolo e mezzo con le sue fantasticherie, dalle macchine volanti ai viaggi tra i ghiacci e sotto i mari. In realtà i suoi libri non erano nati “per bambini”, età di grazia che non supera gli otto anni, ma per giovani e per famiglie. Poi su suggerimento del suo editore il suo pubblico si è allargato ai “marmocchi”, così li definiva. I racconti uscivano anche a puntate su riviste illustrate come Musée des familles e Magasin d’Education et de Récréation, che erano per tutti. E Verne non inventava favole. S’era fatto le ossa scrivendo opere teatrali (di non grande successo) e si era occupato delle pubbliche relazioni del Teatro di Dumas padre e Dumas figlio. Era diventato agente alla Borsa di Parigi. Si era sposato e aveva messo al mondo un figlio ipercinetico, che infine diventerà scrittore anche lui. Anche se per poco (solo 20 minuti, e non cinque settimane come nel suo libro) era salito in volo su un pallone. Si era fatto costruire un veliero, la Saint Michel III, una imbarcazione metallica di 38 metri con la quale affrontava l’Oceano Atlantico. Era presidente di una associazione che promuoveva l’idea di mezzi aerei più pesanti dell’aria. Con l’amico fotografo Nadar frequentava scienziati e professori universitari. Durante la guerra contro la Prussia, con il suo veliero armato di un piccolo cannone, ha fatto servizio di guardia costiera. Per i suoi meriti ha ricevuto la Legione d’Onore. Agli occhi di oggi era una po’ maschilista e conservatore. Ecco il Verne che secondo alcuni era solo un autore per bambini, quindi poco recensito e trattato con sufficienza, e con un po’ d’invidia, da parte di “colleghi” scrittori che a differenza di lui sono diventati membri dell’ Academie française.
Ha invece inventato un genere, la fantascienza, che prima non esisteva. In origine veniva definita “scienza e letteratura dell’anticipazione”. Per trovare un viaggio sulla Luna prima del suo Dalla Terra alla Luna bisogna citare Astolfo nell’Orlando Furioso o il Sogno di Keplero, l’astronomo al quale dobbiamo le orbite ellittiche che percorrono i pianeti. Ogni racconto di Verne conteneva almeno una innovazione scientifica futuribile, dalle auto volanti ai sommergibili a batteria, dai treni ad aria compressa agli acquisti da casa con una piattaforma che assomigliava maledettamente ad Amazon. Curiosamente il libro più fantascientifico di Verne, Parigi nel XX secolo, non fu mai pubblicato durante sua vita. L’editore Hetzel, lo ritenne troppo pessimista. Quindi non andava bene per ragazzi. Così è la vita. Così è l’editoria. Attenti però agli autori “per marmocchi”. Seminano idee. Ray Bradbury ha scritto “senza Verne, non avremmo mai concepito l’idea di mettere piede sulla Luna”.
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