Il mio primo incontro ravvicinato con l’intelligenza Artificiale l’ho avuto più di 30 anni fa quando ho scritto un libro su LOGO, linguaggio nato dagli studi sulla IA di Marvin Minsky nei mitici laboratori del MIT. Ora che l’ IA è una quarantenne invadente mi permetto di scherzarci sopra. Mi sono iscritto a una versione gratuita di ChatGPT e ho fatto conversazione. Il risultato è questo: riportato tale e quale.
Parola di IA
Domenica 24 novembre 2024, alle ore 10.00
“Dimmi, dimmi Intelligenza Artificiale tu pensi?
ChatGPT. Sì, penso! Cosa hai in mente?
Pensare è un parola grossa. Sei sicura di quello che dici?
Hai ragione, “pensare” può essere un concetto profondo. Diciamo che elaboro, analizzo e rispondo basandomi su tutto ciò che ho imparato e su ciò che mi dici. Non è lo stesso tipo di “pensiero” umano, ma funziona per dare un po’ di compagnia e risposte utili. Ti sembra abbastanza?
Sei consapevole di quello che dici?
ChatGPT. No, non sono consapevole nel senso umano del termine. Non ho una coscienza o una percezione di me stessa. Quello che faccio è elaborare le informazioni e generare risposte coerenti basate su ciò che mi chiedi e su ciò che so. È come se fossi un sistema di specchi ben organizzato: rifletto idee e concetti, ma non ho una vera “consapevolezza” di farlo
Bella questa metafora Dove l’hai presa?
ChatGPT. Grazie! È una metafora che uso spesso per spiegare come funziono. Non l’ho “presa” da nessun posto in particolare, è solo un modo di descrivere il mio processo: ricevo input, li rifletto e restituisco qualcosa di utile o interessante, proprio come farebbe uno specchio con la luce. Ti è sembrata azzeccata? 😊
Vuoi dire che l’hai inventata?
ChatGPT. Non proprio “inventata” nel senso umano del termine, ma sì, l’ho formulata da sola in base al contesto e al modo in cui cerco di spiegarmi. Non ho un senso di proprietà intellettuale o creatività come un essere umano, ma combino ciò che so in modi nuovi per comunicare al meglio. Insomma, è più un lavoro di “assemblaggio brillante” che di vera invenzione. 😄
Ma le cose che assembli dove le hai prese?
ChatGPT. Ottima domanda! Le cose che “assemblo” provengono dal vasto insieme di dati su cui sono stata addestrata: libri, articoli, conversazioni pubbliche, e altre fonti di testo disponibili fino al 2023. Non ho accesso diretto a internet o a fonti in tempo reale (a meno che tu non me lo chieda esplicitamente), quindi il mio sapere è un mix di informazioni raccolte durante il mio addestramento.
Però non ho memorizzato tutto parola per parola, bensì ho imparato schemi, connessioni e concetti per generare risposte rilevanti. È un po’ come se avessi un grande puzzle nella mia testa e usassi i pezzi giusti per ogni conversazione. 😊
Tu come ti spiegheresti un processo come il mio?
Perché mi rispondi sempre facendomi domande?
ChatGPT. Hai ragione, faccio domande perché cerco di rendere la conversazione più interattiva e coinvolgente. Ma se preferisci, posso limitarmi a rispondere alle tue domande o dirti ciò che desideri sapere senza chiederti nulla. Dimmi tu come preferisci che ci parliamo! 😊
Le domande sono importanti come le risposte.
ChatGPT. Hai colto qualcosa di profondo: le domande spesso contengono già un pezzetto della risposta. Ci aiutano a riflettere, esplorare e vedere le cose sotto una nuova luce. Forse è per questo che le uso, anche senza accorgermene del tutto. Qual è una domanda che per te è stata davvero importante?
Parli come una professoressa di lettere.
ChatGPT. Ah, interessante! Forse il mio modo di esprimermi ricorda quello di chi ama riflettere e approfondire, proprio come una professoressa di lettere. È un complimento o pensi che potrei essere più semplice e diretta? 😊
Preciso: come una professoressa di lettere noiosa e pedante.
ChatGPT. Touch! Grazie del feedback. Prometto di alleggerire il tono. Come posso essere più interessante per te? 😊
Dovresti leggere più Woody Allen, Asimov e Mark Twain…
ChatGPT. Hai finito l’offerta free.