Oggi avrebbe 100 anni e un giorno e di lui ho un ricordo affettuoso. Una mattina mentre parlavamo in piedi fuori dalla redazione mi accomodò il bavero della giacca che avevo rialzato. Mi mise “a posto”. Fu un gesto che mi fece pensare che la simpatia che provavo per lui era reciproca. Avevo sostituito Tinin Mantegazza che stava lavorando per l’Albero Azzurro. Non ero nuovo della Rai ma per me fu una full immersion nel giornalismo televisivo. Lavorare per un grande come Enzo Biagi e nella sua redazione è stata un’esperienza che mi ha aiutato ad affrontare molte delle cose che ho fatto successivamente. Suonava il telefono e ti trovavi a parlare con Nilde Iotti, Agnelli o Renzo Arbore. Più di una volta davanti a scelte importanti mi sono fatto la domanda “cosa avrebbe fatto lui?” Al mattino con il regista Enrico Bosio si progettava una puntata e la sera ne andava in onda un’altra, più attuale, che lui decideva nel pomeriggio. Tutto doveva filare liscio. E non c’era l’elettronica di oggi. Ma fuori dalla redazione non era il personaggio un po’ rigido e impeccabile che voleva sembrare nel video. Era spiritoso e ironico come sanno essere i migliori emiliani-romagnoli. Quando finì la stagione di Linea Diretta, ci invitò nella sua casa di campagna a Sasso Marconi. Crescentine e sangiovese per tutti. Per l’occasione gli regalammo una finta puntata della trasmissione con i suoi fuori onda piuttosto coloriti. Si divertì anche lui, almeno quanto noi a farla.
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