Da Venezia al Monte Ararat, dalla Cappadocia all’Isola di Ceylon
Appunti per una notte dei lettori Giardini Estensi, Biblioteca Civica.
Varese, 6 luglio 2024) dal Libro Marco Polo e l’incredibile Milione (Editoriale Scienza )
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Marco Polo ha lasciato per l’ultima volta la sua Venezia l’8 gennaio 1324, settecento anni fa. Il suo nome e il suo Milione fanno tuttora venire la voglia di viaggiare. È straordinario per un autore del medioevo, vissuto in un mondo senza B&B e voli low cost, quando gli uomini liberi erano pochi, la schiavitù era legale e l’inferno di Dante, popolato da diavoli e mostri, era un luogo reale, dove prima o poi ci saremmo finiti tutti. Il suo Milione, invece ha fatto sognare imperatori come Carlo V ed esploratori come Colombo e Magellano. È il libro con i più imponenti effetti collaterali della storia. Tuttora la Via Seta percorsa da Marco è oggetto di fantasie e appetiti geopolitici importanti.
Il Primo Viaggio
È a Venezia naturalmente! Ma non è la Venezia opulenta e settecentesca che conosciamo. È una città di centomila abitanti, molti di più di qualsiasi altra città italiana È una Venezia medioevale, un arcipelago di piccole isole, dove ci muove soprattutto sull’acqua. Anche il Ponte di Rialto non c’è, al suo posto c’è un ponte apribile di legno. In Piazza san Marco c’è il campanile, ma anch’esso di legno e non così alto come l’attuale. C’è però già la tradizione di andare a bere un bicchiere di vino alla sua ombra. Tuttora Venezia si dice “un’ombra” anche quando si beve un bianco a una apericena. I “campi” sono veri e propri campi coltivati, con orti, galline e maiali. È una città dove un ragazzino come Marco è sempre a piedi nudi, perché si muove in barca, da un’isola all’altra, da una barca all’altra. È una città dalla quale si partiva senza avere la certezza di tornare. Come era accaduto a suo padre e suo zio, che invece dopo un viaggio incredibile sono tornati, carichi di pietre preziose e con un messaggio del Kublai Khan, al Papa di Roma.
Il Secondo Viaggio
Nella vita di un viaggiatore non dovrebbe mai mancare la Palestina. Nelle sue città e nelle sue campagne quando c’è la pace si respira Storia, Religione e Santità. Quando c’è la guerra, come ora, ben altri sono gli odori che si sentono. Certo è che un pellegrinaggio in Terrasanta era un must per i pellegrini del medioevo e per i Crociati in cerca di tesori e avventure. Gerusalemme era la patria del Cristo e il centro geografico del mondo conosciuto. Per Dante sorgeva sopra l’inferno. È il luogo dove si poteva visitare la tomba di Adamo e si poteva attingere l’olio della sacra lampada. Soprattutto per i tre Polo è il luogo dove hanno l’opportunità di incontrare una persona che poteva aiutarli: Teobaldo Visconti di Piacenza, che per fortuna -o per l’intervento della Divina Provvidenza- diventa Papa Gregorio X.
Il Terzo Viaggio
In Cappadocia. Marco Polo la attraversa con un certo timore, perché è disseminata di campi di battaglia e di villaggi dove gli intrusi vengono presi a sassate. Marco non vede le immense città sotterranee né sospetta di camminare su una terra antichissima dove sono stratificate innumerevoli civiltà.
Il Quarto Viaggio
Il monte Ararat. È un vulcano ora tranquillo, alto 5165 meri. La Via della Seta passa alle sue pendici. Migliaia di carovane la percorrono ogni anno. Si può sciare nei suoi canaloni. Una curiosa concrezione rocciosa sopra una collina vicina sembra essere quello che resta della biblica Arca di Noè. Oggi c’è persino un Museo dell’Arca, con strani reperti e le “ancore” dell’Arca. Il mito si perpetua, anche grazie a Marco Polo. Per me è stato il pretesto per fare un viaggio che sarebbe piaciuto anche a Charles Darwin e Robert FitzRoy (L’Ipotesi FitzRoy, Rizzoli 2010).
Il Quinto viaggio
Superato il Monte Ararat i Polo attraversano la Persia fino allo stretto di Hormuz che unisce il Golfo Persico all’Oceano Indiano. È una località strategica, come oggi, un tappa obbligata per commerci marittimi con l’estremo oriente. La città è infestata dalla peste e non ci sono le navi che il padre di Marco sperava di trovare. Così i Polo risalgono la Persia, entrano in Afghanistan e affrontano il Pamir, il tetto del mondo, dove tra nevi eterne e picchi altissimi rimangono fermo per più di una stagione.
Il Sesto Viaggio
In Cina, anzi il Catai. I Polo attraversano al Mongolia e il nord della Cina e dopo un anno di attesa sono finalmente ricevuti dal Kublai Khan. Marco vede infinite meraviglie ma non vede la Grande Muraglia, o non ci fa caso, perché non la cita nel Milione. D’altronde doveva servire a trattenere i mongoli che invece l’hanno superata come avrebbero saltato un recinto di capre. L’attuale Grande muraglia, meglio conservata è stata costruita da una dinastia successiva. La capitale dell’Impero del Khan è Khanbaliq, oggi Pechino o Beijng. La città proibita dove è vissuto Marco non è quella di oggi, ma è ugualmente enorme e bellissima. L’attuale immensa residenza imperiale è sorta sulle sue rovine.
Il Settimo Viaggio
È a Ceylon, oggi Sri Lanka. In Cina Marco Polo è diventato l’occhio dell’imperatore. Come tale ha avuto la possibilità di visitare l’impero del Khan e il sud est asiatico in lungo e in largo. Tra i suoi incarichi c’è quello di farsi consegnare dal re di Ceylon le reliquie di Adamo. È una fantasia del Khan e di sua madre, cristiana nestoriana. In realtà Ceylon è piena di reliquie, conservate negli stupa disseminati nell’isola, ma sono del Buddha o di monaci buddisti, certamente non di Adamo. È uno strano equivoco, provocato dal fatto che per i musulmani Adamo è sceso sulla montagna che porta il suo nome. Adamo dà il nome anche lo stretto istmo di terra unisce l’India all’Isola. Così Ceylon per leggende che racconta e la sua preistoria può candidarsi come origine del mito del Paradiso Terreste (Il Ponte di Adamo, Brioschi Editore, 2018).
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Naturalmente i viaggi di Marco Polo sono molto di più di sette. Anche il ritorno dei Polo in Italia è un’avventura. Dura molti mesi e tocca di nuovo Hormuz, La Persia, Trebisonda sul Mar Nero, Costantinopoli, le Isole del Mar Egeo e infine Venezia. E l’avventura non finisce qui, Marco è nominato comandante di una nave da guerra della Serenissima. Viene catturato dai Genovesi nella battaglia della Curzola. Prigioniero a Genova Marco conosce Rustichello da Pisa, anche lui prigioniero. Sarà Rustichello, cantore delle gesta di Rea Artù e bravo editor, a raccogliere le memorie di Marco e farle diventare l’incredibile Milione.
(Per saperne di più: Marco Polo e l’incredibile Milione, Editoriale Scienza)
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