L’Intelligenza Artificiale scrive e disegna,
insegna e legge….anche Dante e Woody Allen
(pubblicato su #Andersen Marzo 2025)
Due anni fa nell’aula del Senato della nostra Repubblica è stato letto per la prima volta un intervento interamente scritto e “pensato” da una Intelligenza Artificiale. Come ha fatto rilevare il relatore, il senatore Marco Lombardo, nessuno in aula s’è accorto della cosa. Era una provocazione, per attirare l’attenzione della politica su quello che sta accadendo e può accadere con l’arrivo dell’ultima generazione di intelligenze artificiali, le ChatGPT, brutto acronimo di Chat Generative Pre-trainer Transformers, “trasformatore generativo pre-addestrato. Ormai queste IA creative non sono una novità. Mentre scrivo queste righe centinaia di ragazzini più smanettoni di me la stanno già usando per fare compiti e tesine quasi perfette che sorprenderanno ignari professori. Nel contempo gli insegnanti più innovativi le stanno interrogando, per capire come usarle a scuola o semplicemente per legittima difesa. Progetti pilota stanno partendo in varie regioni d’Italia. Vari webinar disponibili su you tube danno suggerimenti e spiegano molte cose. Soprattutto una: non si può far finta di niente. Le macchine stanno leggendo tutti i nostri libri , tutti i nostri giornali, tutto quello che si mette su internet e sono in grado di risponderci in modo creativo e interattivo…su tutto.
Io e Lei
Il mio primo incontro con l’Intelligenza Artificiale risale agli Anni ottanta quando ho realizzato un libro su LOGO (I fantastici mondi di LOGO, Mondadori, 1986), linguaggio di programmazione nato con Seymour Papert, dalle idee di Piaget e dagli studi sulla IA di Marvin Minsky nei mitici laboratori del MIT. Con LOGO un bambino è in grado insegnare a una piccola tartaruga-robot a parlare, disegnare e inventare storie.
La cosa che mi colpì maggiormente era che alle macchine si poteva insegnare a imparare dagli errori. È la qualità più interessante delle IA. Mi incuriosì in quegli anni anche un programma per scrivere Haiku, che usavo per stupire genitori e bambini alla Libreria dei Ragazzi di Roberto Denti: erano poesie in stile giapponese composte da tre versi per complessive diciassette sillabe (o meglio more ). Si inserivano alcune parole e il computer le produceva a volontà, struggenti, o comiche se le parole erano irriverenti. Non era proprio Intelligenza Artificiale, ma una sua profezia.
Molta acqua è passata sotto in ponti. Gli studenti di un istituto superiore di Castelfranco Veneto hanno alimentato la loro IA con i versi della Divina Commedia. Dopo il necessario allenamento la IA ha prodotto un mini poema dantesco di 450.000 caratteri, che Dante non si è mai sognato di scrivere… I computer sono diventati mille volte più potenti, l’Intelligenza Artificiale ha bruciato molte tappe, ha vinto i maggiori campioni di scacchi del mondo, ha imparato a riconoscere oggetti e persone, a guidare le automobili di Elon Musk e a scrivere sceneggiature di serie televisive. Sa produrre il riassunto di un libro d’avventure, esercizi di matematica per la terza media o un articolo sulla guerra in Ucraina. Può produrre incredibili (anzi credibilissime) fake news. Può rispondere, appunto, a tutto e su tutto, in modo statisticamente accettabile.
Lo stato della IA
Ma non c’è niente di magico e fantastico in questa capacità della IA. Nasce dalla possibilità di attingere a una mole immensa di dati, usa la matematica e la statistica. Non crea, elabora. Anche le immagini che produce sono elaborazioni dei materiali visivi che sono serviti per addestrarla. Dentro ogni suo disegno c’è un certo numero di autori, talvolta riconoscibili, talvolta importanti, che non saranno mai ringraziati. Le macchine pensanti immaginate da Asimov e Sheckley sono ancora fantascienza. Sì, oggi le IA possono conversare con noi con un linguaggio naturale scritto e parlato. Possono indossare una pelle e un corpo artificiale, accompagnare i bambini a scuola e fare il caffè, riconoscere oggetti e fare battute di spirito. Una ChatGPT può scrivere testi e poesie meglio di non pochi nostri contemporanei, può imitare a richiesta – come io stesso le ho chiesto di fare- l’ironia di Woody Allen o lo stile gotico di Edgar Allan Poe, ma non è ancora in grado di tradurre decentemente un testo letterario, tantomeno inventarlo, per il semplice motivo che Lei copia, incolla e mette insieme, ma non sa quello che scrive, non sa quello che c’è intorno. Non è consapevole. È ancora una stupida macchina. Quello che ci dice sono solo parole, simboli e frasi costruite matematicamente e statisticamente corrette. Può essere utile. È una opportunità fantastica. Ma ma deve essere chiaro -soprattutto ai ragazzi- che non è il caso di delegarle la nostra vita e il nostro futuro.
mail@lucanovelli.it
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Frammento di conversazione con una ChatGPT:
(Martedì 26 novembre 2024, ore 22.00)
Sei noiosa ChatGPT…dovresti leggere più Woody Allen, Asimov e Mark Twain.
ChatGPT. Ottima dritta! Cercherò di ispirarmi al sarcasmo di Woody Allen, alla visione di Asimov e all’ironia di Twain per rendere la conversazione più vivace. Dimmi, da chi vuoi partire?
Cominciamo con una battuta sull’intelligenza alla Woody Allen.
ChatGPT. Certo! Ecco una battuta alla Woody Allen: “L’intelligenza artificiale è fantastica. Finalmente una forma di intelligenza che non si lamenta mai di essere fraintesa… anche se, come tutte le intelligenze, probabilmente finirà per essere psicanalizzata.” 😏Che ne dici, abbastanza nello stile?
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